In questo articolo
- 1 Quando è il momento di smettere di allattare al seno?
- 2 Smettere di allattare a due anni o a tre anni
- 3 Il bambino è più protetto finché prende il latte al seno?
- 4 Cosa succede al corpo quando si smette di allattare?
- 5 Dolore al seno dopo aver smesso di allattare
- 6 Come smettere di allattare senza ingorghi
- 7 Devo smettere di allattare subito
- 8 Cosa mettere sul seno per smettere di allattare
- 9 Come smettere di allattare di notte
- 10 Passare al latte artificiale
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Smettere di allattare al seno non è sempre una cosa facile da mettere in pratica, sia per il bambino che per la madre.
Si tratta di adattarsi ad una nuova routine, ma anche di abituare il corpo a produrre meno prolattina (dunque, meno latte).
Quando è il momento di smettere di allattare al seno?
Che sia un’esigenza dettata dalla stanchezza fisica della madre oppure dal ridursi del periodo di congedo lavorativo per maternità, la preoccupazione di riuscire a comprendere qual è il momento migliore per smettere di allattare al seno il proprio bambino è molto comune.
Questo non sempre coincide con lo svezzamento, che avviene generalmente a partire dal sesto mese.
Molte donne devono rientrare al lavoro prima di cominciare con la somministrazione di pappine e cibi solidi e, per questo, scelgono di integrare le loro poppate con il latte artificiale; o semplicemente raccolgono il loro latte (grazie ad una pompetta tiralatte) e lo conservano per le ore in cui non sono a casa.
Smettere di allattare a due anni o a tre anni
Se una mamma provasse a chiedere consiglio a persone diverse su quando smettere di allattare, è molto probabile che non riceverebbe mai la stessa risposta.
Si tratta di concordare con l’una o con l’altra scuola di pensiero, o semplicemente di andare incontro alle proprie esigenze, condizionate dalla famiglia, dal lavoro e dalla società in cui si vive.
L’Organizzazione Mondiale della Salute raccomanda di nutrire solo con latte il bambino fino a 6 mesi, continuare fino ad 1 anno integrando con cibi solidi e pappine e proseguire anche fino alla fine del secondo anno di vita.
Naturalmente, qualora ci fosse la possibilità, si potrebbe continuare anche oltre i 2 anni.[1]
Il bambino è più protetto finché prende il latte al seno?
Oltre a costituire un’ottima fonte di energia e nutrienti, il latte materno è ricco di anticorpi, enzimi e fattori immunitari.
Essi preservano il bambino da eventuali infezioni, soprattutto da quelle gastrointestinali.
La protezione non si limita soltanto al periodo dell’allattamento, ma anche a tutta l’infanzia e oltre.
Ciò avviene perché il microbiota del bambino si forma proprio durante i suoi primi mesi di vita ed, entrando a contatto con quello della madre attraverso il parto (se naturale) e/o l’allattamento (il latte materno non è sterile, ma contiene batteri), esso si popola di tanti microrganismi importanti che favoriscono la risposta immunologica.[2]
Entrare presto in contatto con una determinata flora favorisce uno sviluppo immunitario molto forte, che accompagnerà il bambino per tutta la sua vita.
Cosa succede al corpo quando si smette di allattare?
Quando si smette di allattare il primo cambiamento avviene a livello ormonale e all’interno del seno. La prolattina diminuisce e in maniera direttamente proporzionale anche la produzione di latte; così pian piano le mammelle tornano alla loro forma originaria (precedente alla gravidanza).
Il cambiamento interessa anche il resto del corpo e la psiche.
Esso si manifesta con:
- nausea e capogiri
- problemi gastrointestinali
- eruzioni cutanee
- smagliature al seno
- forte sensibilità emotiva
- sbalzi d’umore
Questi fastidi scompaiono del tutto dopo poche settimane.
Dolore al seno dopo aver smesso di allattare
Il dolore al seno quando si smette di allattare è il sintomo più comune che avvertono le donne.
Trattandosi di un cambiamento importante, bisogna dare il tempo al corpo di abituarsi.
La prolattina viene prodotta gradualmente in maniera sempre inferiore, fino a raggiungere il livello normale.
Ciò che però deve essere tenuto sotto controllo è, oltre al dolore, anche la presenza o meno di eventuali noduli.
Essi sono spesso associati a mastiti e ingorghi.
Nella maggior parte dei casi si tratta di fastidi passeggeri, ma è sempre meglio chiedere consiglio al proprio medico, per capire se bisogna semplicemente aspettare che la natura faccia il suo corso o se occorre assumere farmaci specifici.
Come smettere di allattare senza ingorghi
Smettere di allattare al seno richiede una certa attenzione da parte della mamma perché, oltre a dover rinunciare ai momenti di coccole col proprio bambino, bisogna saper gestire il flusso del latte.
È abbastanza comune sentir parlare infatti di mastite, ingorgo mammario ed altri fastidi correlati a questa fase.
L’ingorgo mammario può verificarsi in due momenti particolari:
- nel periodo della montata lattea, ovvero dopo i primi 4 o 5 giorni che seguono il parto, durante i quali il colostro si trasforma in latte;
- quando si smette di allattare il bambino senza seguire un percorso graduale.
L’ingorgo si presenta solitamente con un aumento della temperatura corporea e con difficoltà di fuoriuscita del latte dalla mammella. Ciò provoca dolore, gonfiore e indurimento di uno o di entrambi i seni.
Quando si verifica un ingorgo mammario, a causa del dolore e dell’indurirsi del capezzolo, diventa ancora più difficile attaccare il bambino al seno.
Questo contribuisce maggiormente a creare il blocco, poiché la produzione del latte viene stimolata dalla suzione del piccolo.
Cosa fare allora per non avere problemi di questo genere?
La soluzione migliore da adottare è quella di smettere di allattare in maniera molto graduale:
- Prima di tutto bisogna ridurre le poppate della giornata, cercando però di preservare almeno quella prima della nanna.
- Quando il seno è troppo gonfio, bisogna massaggiarlo delicatamente e svuotarlo con l’aiuto di un tiralatte.
- Una volta deciso di non allattare più il bambino al seno, occorre avere fermezza, per abituare il corpo e per fare in modo che il bambino non risenta a livello emotivo di eventuali ripensamenti.[3]
Devo smettere di allattare subito
Se si deve smettere di allattare subito, per un qualsiasi motivo, bisogna sapere che è possibile avere qualche fastidio, come mastite o ingorgo mammario.
Per evitare che ciò accada, sotto consiglio medico, è importante massaggiare il seno e svuotarlo con un’apposita pompetta tiralatte, in modo da abituare gradualmente il corpo a diminuire la produzione di latte.
Cosa mettere sul seno per smettere di allattare
In passato, ma ancora oggi, molte mamme hanno cercato metodi alternativi per smettere di allattare.
Alcune donne mettono sui capezzoli cerotti, sostanze amare o piccanti per scoraggiare il piccolo ad attaccarsi al seno.
Queste pratiche, però, non sono molto consigliate perché, oltre a poter provocare reazioni allergiche al piccolo, potrebbero influire negativamente sul ricordo del bambino di un momento così bello e importante condiviso con la madre.
Come smettere di allattare di notte
I neonati si svegliano più volte durante la notte e non riescono a dormire senza interruzioni; ciò rende più difficile smettere di allattare di notte.
Bisogna rispettare i tempi del bambino, ma lo si può anche incoraggiare a dormire di più. Come?
- Creare una routine serale
Non bisogna aspettare che il bambino sia troppo stanco prima di metterlo nella culla, ma già ai primi segnali bisogna allattarlo e incitarlo a dormire. - Prestare attenzione alla nutrizione diurna
Il bambino deve nutrirsi bene durante la giornata, quindi non deve avere distrazioni che lo portino a rifiutare il cibo o a staccarsi presto dal seno.
Passare al latte artificiale
L’aggiunta di latte artificiale è una scelta dettata quasi sempre dalle necessità, ad esempio quando si ha un parto gemellare ed è difficile gestire entrambi i lattanti oppure, dopo un parto semplice, quando il latte materno non risulta sufficiente per nutrire al meglio il bambino.
Ci si accorge di ciò se il piccolo non aumenta di peso nel giro di pochi giorni.
Rivolgendosi al proprio medico, si cerca la soluzione migliore per sopperire ad alcune mancanze e per scegliere il latte artificiale adeguato alle esigenze che ha il bambino in quel momento.
In questi casi (quando la produzione del latte materno non è sufficiente), la donna si lascia sopraffare da un forte senso di colpa perché non si sente all’altezza di prendersi cura al cento per cento di suo figlio, non riuscendo ad allattarlo al seno.
È importante il sostegno psicologico da parte dei familiari ed è altrettanto importante che la donna continui a dedicarsi al suo bambino, scoprendo quanto si può essere madri (talvolta anche migliori di ciò che si possa credere) alla stessa maniera di molte altre.
Una mamma resta tale anche se non allatta al seno il proprio figlio e non se ne deve fare una colpa!
Alcune donne scelgono di passare al latte artificiale, poiché lo considerano un metodo efficace per smettere di allattare.
Abituare gradualmente il bambino a prendere il latte dal biberon infatti, contribuisce ad allontanarlo pian piano dall’idea di doversi avvicinare al seno della mamma, ma bisogna assicurare al piccolo una corretta nutrizione.
Ecco perché è sempre consigliabile parlarne con il pediatra prima di prendere qualsiasi decisione che preveda l’interruzione dell’allattamento al seno.[4]
[1] https://www.who.int/health-topics/breastfeeding#tab=tab_2
[3] https://flo.health/being-a-mom/your-baby/baby-care-and-feeding/how-to-stop-breastfeeding-quickly
[4] https://www.verywellfamily.com/combining-breastfeeding-and-formula-feeding-431930
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