In questo articolo
In un’epoca caratterizzata da ritmi incalzanti e da un susseguirsi incessante di impegni e responsabilità, è naturale attraversare dei periodi in cui la stanchezza sembra essere una compagna costante.
Esiste però una soglia oltre la quale la stanchezza normale assume una connotazione patologica, più insidiosa e meno incline a concedere tregua: si tratta della Sindrome da Stanchezza Cronica (Chronic Fatigue Syndrome, CFS), un disturbo complesso e multifattoriale che imprigiona chi ne è affetto in un ciclo di fatica debilitante e di malessere che non trova sollievo con il semplice riposo.
Cos’è la sindrome da stanchezza cronica?
La sindrome da stanchezza cronica, conosciuta anche come encefalomielite mialgica (ME), è un disturbo complesso caratterizzato da una fatica persistente e invalidante che perdura per almeno 6 mesi consecutivi. Questa fatica è esacerbata dall’attività fisica o mentale e non migliora con il riposo.
La sua esatta eziologia è ancora oggetto di intensa ricerca e dibattito nella comunità scientifica, rendendola una delle sfide più enigmatiche nel campo della medicina moderna.[1]
Che cosa vuol dire “encefalomielite mialgica”?
Riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’encefalomielite mialgica è una condizione medica articolata caratterizzata da fatica cronica profonda, dolori muscolari e una vasta gamma di ulteriori sintomi sistemicamente debilitanti.
Il termine “Encefalomielite Mialgica” (ME) è spesso utilizzato in modo intercambiabile con “Sindrome da Stanchezza Cronica” (CFS), sebbene la nomenclatura possa variare a seconda dei criteri diagnostici e delle prospettive di ricerca.[2]
La parola “encefalomielite” indica un’infiammazione del cervello e del midollo spinale, mentre “mialgica” si riferisce alla presenza di dolore muscolare.
Quali sono le possibili cause della CFS?
Nonostante la vastità degli studi, la causa esatta della CFS rimane ancora avvolta in un velo di mistero.
I ricercatori ipotizzano che la manifestazione della patologia possa essere il risultato di una combinazione di fattori anziché di un singolo agente eziologico.
Disregolazioni del sistema immunitario
Una delle teorie più accreditate riguarda la disregolazione nel funzionamento del sistema immunitario.
Sebbene non vi siano anomalie specifiche, alcuni studi hanno rilevato una sorta di “iperattività” immunitaria in alcuni pazienti con CFS, suggerendo che una risposta immunitaria eccessiva potrebbe contribuire alla fatica e ad altri sintomi. Allo stesso tempo, altre ricerche indicano una possibile immunodeficienza, suggerendo che una risposta immunitaria indebolita potrebbe rendere l’organismo più suscettibile e scatenare la CFS.[3]
Infezioni virali
La relazione tra infezioni virali e CFS è stata a lungo oggetto di indagine.
Alcuni episodi di CFS sembrano seguire infezioni virali acute, come quelle causate dall’Epstein-Barr virus, dal virus della Rosolia e dagli enterovirus.[4]
Tuttavia, non è ancora chiaro se queste infezioni siano direttamente responsabili del disturbo o se contribuiscano semplicemente come altri fattori scatenanti in individui geneticamente predisposti.
Sbilanciamenti ormonali
Alcuni pazienti affetti dalla sindrome da stanchezza cronica presentano alterazioni nei livelli di specifici ormoni, suggerendo che determinati squilibri ormonali potrebbero contribuire alla comparsa dei sintomi più comuni.[5]
Fattori genetici
Secondo diversi studi,[6] le donne soffrono più frequentemente della sindrome da stanchezza cronica rispetto agli uomini, anche se le ragioni di questa discrepanza sono ancora sconosciute. Tuttavia, prove crescenti suggeriscono un’influenza genetica sulla malattia.
Studi su gemelli e su famiglie hanno suggerito che ci possano essere fattori ereditari che aumentano la suscettibilità alla malattia. I risultati sono ancora acerbi e la ricerca è tuttora in corso per identificare specifici geni o variazioni genetiche che potrebbero essere implicati nell’insorgenza della CFS.[7]
Fattori psicologici e stress
Lo stress e i fattori psicologici possono esacerbare i sintomi o influenzare la vulnerabilità della sindrome, per quanto non siano considerati cause primarie della CFS. Secondo alcune ricerche[8] è emerso che lo stress, sia fisico che emotivo, può interagire con altri fattori biologici, contribuendo allo sviluppo e al mantenimento della CFS.
Quali sono i sintomi della sindrome da stanchezza cronica?
I sintomi della sindrome da stanchezza cronica rappresentano un caleidoscopio di manifestazioni cliniche che possono variare notevolmente in intensità e natura tra i soggetti, rendendo la diagnosi una sfida complessa anche per i medici più qualificati.
Tuttavia, al nucleo di questa sindrome risiedono una fatica profonda e pervasiva e un forte senso di debolezza, che non trovano sollievo nel riposo e che possono essere drasticamente aggravati da sforzi fisici o mentali.
Oltre alla fatica, numerosi altri sintomi secondari contribuiscono al quadro clinico della CFS, quali:
- Disturbi del sonno[9], inclusi problemi nell’addormentarsi e nel mantenere il sonno, sonno non ristoratore e alterazioni del ritmo sonno-veglia che non solo aggravano la sensazione di fatica, ma possono anche influire negativamente sul benessere generale e sulle funzioni cognitive.
- Dolori muscolari e articolari in assenza di evidente arrossamento e/o gonfiore, mal di testa e altri dolori che possono essere descritti come “diffusi” o “migranti” attraverso il corpo.[10]
- Difficoltà di attenzione e concentrazione, problemi di memoria a breve termine, disorientamento, incapacità di elaborare informazioni in modo efficace e lentezza nel pensiero.
- Sintomi dell’influenza, come gola irritata, linfonodi ingrossati, dolori al collo e/o alle ascelle, con eventuale insorgenza di febbre lieve.[11]
- Instabilità emotiva: anche se non direttamente causati dalla CFS, i cambiamenti dell’umore e la sensibilità emotiva possono essere esacerbati dalla lotta costante contro la fatica e altri sintomi debilitanti, portando a sentimenti di frustrazione, ansia e depressione.[12]
Quanto è comune la sindrome da stanchezza cronica?
La sindrome da stanchezza cronica rappresenta un enigma non solo nell’eziologia, ma anche nella sua epidemiologia.
Determinarne l’esatta prevalenza è complicato. Le stime suggeriscono che questa condizione possa interessare tra lo 0,1% e il 2% della popolazione europea,[13] anche se alcuni studi indicano che questo dato potrebbe essere anche superiore in determinati gruppi demografici o regioni geografiche specifiche.
Fornire una stima precisa è ancora molto difficile, specialmente perché in alcuni casi la condizione può essere scambiata per altri disturbi, come infezioni di tipo virale, o attribuita a cause psicologiche che portano ad una sottostima dei casi effettivi.
Nonostante le sfide nella definizione della sua esatta diagnosi e prevalenza, è indiscusso che la sindrome da stanchezza cronica abbia un significativo impatto sulla vita degli individui colpiti e sulla società nel suo insieme.
Le limitazioni fisiche, le difficoltà cognitive e la fatica cronica possono ridurre drasticamente la capacità lavorativa dei soggetti che ne soffrono, influenzando la loro indipendenza economica e contribuendo a un onere sociale e sanitario sempre più ampio.[14]
Esiste una cura per la sindrome da stanchezza cronica?
Attualmente, non esiste una “cura specifica” nel senso tradizionale del termine per la CFS, principalmente a causa della sua natura multifattoriale e della comprensione ancora parziale delle sue radici eziologiche. Tuttavia, ciò non significa che le persone che ne soffrono siano abbandonate a loro stesse.
Il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi col fine di migliorare la qualità di vita di chi ne è affetto,attraverso approcci multidisciplinari e personalizzati.
Uno degli aspetti chiave nella gestione della CFS è imparare a gestire il senso di stanchezza, ad esempio attraverso tecniche di “pacing“, ovvero strategie di autogestione delle attività. Queste tecniche hanno come obbiettivo la ricerca di un bilanciamento tra l’attività e il riposo col fine di evitare l’esaurimento delle energie. Il pacing aiuta dunque a riconoscere i propri limiti energetici e a distribuire le attività durante la giornata in modo da minimizzare il malessere post-sforzo.[15]
La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) è utilizzata spesso nella gestione della sindrome da stanchezza cronica, poiché mira a modificare i modelli di pensiero che potrebbero impedire un atteggiamento positivo favorevole al recupero.
Tuttavia, l’applicabilità e l’efficacia della CBT variano notevolmente da soggetto a soggetto, richiedendo una calibrazione attenta per evitare l’aggravamento della sintomatica.[16]
Non va infine dimenticato che le modifiche allo stile di vita,[17] incluse la dieta e la gestione dello stress, possono avere un impatto significativo sulla gestione dei sintomi della CFS. Alcuni pazienti riferiscono un netto miglioramento della sintomatologia attraverso una dieta bilanciata, la supplementazione mirata (dopo consultazione medica) e tecniche di riduzione dello stress, come la meditazione e la mindfulness.
I consigli di Manas
Per combattere la stanchezza fisica e mentale, in alcuni casi, può essere necessario l’uso di integratori alimentari.
In caso di stanchezza fisica e mentale
-
18.50 €
Gunabrain
Gunabrain è un integratore alimentare a base di N-acetilcisteina (NAC), Coenzima Q10, Manganese, Selenio, Tè verde e Withania somnifera utile in caso di stanchezza fisica e mentale, come nei casi di:
- intenso studio o lavoro
- intensa attività intellettiva
- stanchezza mentale (difficoltà a concentrarsi).
Per ricaricare le batterie e affrontare la vita con energia.
La giusta carica per ripartire con energia
-
19.50 €
Tonicoguna PLUS
Tonicoguna PLUS è un integratore alimentare che contiene, oltre a un mix di estratti vegetali con proprietà toniche, utili in caso di stanchezza fisica e mentale, l’estratto di Morinda citrifolia, pianta polinesiana più nota con il nome di Noni il cui succo ha azione tonica ed antiossidante ed è ricco di vitamine, minerali, aminoacidi, enzimi, oligoelementi, steroli e xeronina.
Tonicoguna PLUS è ottenuto per miscelazione di succo di Noni ed estratti di origine vegetale, con un procedimento che non utilizza composti chimici (estrazione ad ultrasuoni) mantenendo così inalterate le caratteristiche fitoterapiche degli estratti vegetali.
Tonicoguna PLUS è un supporto nutrizionale utile per sostenere l’organismo nelle situazioni di:
- debolezza fisica e mentale
- affaticamento e/o stanchezza
- calo energetico.
[2] Cortes Rivera M, Mastronardi C, Silva-Aldana CT, Arcos-Burgos M, Lidbury BA. Myalgic Encephalomyelitis/Chronic Fatigue Syndrome: A Comprehensive Review. Diagnostics (Basel). 2019 Aug 7;9(3):91. doi: 10.3390/diagnostics9030091. PMID: 31394725; PMCID: PMC6787585.
[5] Boneva RS, Maloney EM, Lin JM, Jones JF, Wieser F, Nater UM, Heim CM, Reeves WC. Gynecological history in chronic fatigue syndrome: a population-based case-control study. J Womens Health (Larchmt). 2011 Jan;20(1):21-8. doi: 10.1089/jwh.2009.1900. Epub 2010 Nov 20. PMID: 21091051; PMCID: PMC3017420.
[6] White PD. What causes chronic fatigue syndrome? BMJ. 2004 Oct 23;329(7472):928-9. doi: 10.1136/bmj.329.7472.928. PMID: 15499086; PMCID: PMC524091.
[8] Nater UM, Maloney E, Heim C, Reeves WC. Cumulative life stress in chronic fatigue syndrome. Psychiatry Res. 2011 Sep 30;189(2):318-20. doi: 10.1016/j.psychres.2011.07.015. Epub 2011 Aug 15. PMID: 21840607.
[10] https://www.humanitas.it/news/stanchezza-10-patologie-la-provocano/
[11] https://www.humanitas.it/news/stanchezza-10-patologie-la-provocano/
[12] Kato K, Sullivan PF, Evengård B, Pedersen NL. Premorbid predictors of chronic fatigue. Arch Gen Psychiatry. 2006 Nov;63(11):1267-72. doi: 10.1001/archpsyc.63.11.1267. PMID: 17088507.
[13] Estévez-López F, Mudie K, Wang-Steverding X, Bakken IJ, Ivanovs A, Castro-Marrero J, Nacul L, Alegre J, Zalewski P, Słomko J, Strand EB, Pheby D, Shikova E, Lorusso L, Capelli E, Sekulic S, Scheibenbogen C, Sepúlveda N, Murovska M, Lacerda E. Systematic Review of the Epidemiological Burden of Myalgic Encephalomyelitis/Chronic Fatigue Syndrome Across Europe: Current Evidence and EUROMENE Research Recommendations for Epidemiology. J Clin Med. 2020 May 21;9(5):1557. doi: 10.3390/jcm9051557. PMID: 32455633; PMCID: PMC7290765.
[14] Ranjith G. Epidemiology of chronic fatigue syndrome. Occup Med (Lond). 2005 Jan;55(1):13-9. doi: 10.1093/occmed/kqi012. PMID: 15699086.
[15] Goudsmit EM, Nijs J, Jason LA, Wallman KE. Pacing as a strategy to improve energy management in myalgic encephalomyelitis/chronic fatigue syndrome: a consensus document. Disabil Rehabil. 2012;34(13):1140-7. doi: 10.3109/09638288.2011.635746. Epub 2011 Dec 19. PMID: 22181560.
[17] Campagnolo N, Johnston S, Collatz A, Staines D, Marshall-Gradisnik S. Dietary and nutrition interventions for the therapeutic treatment of chronic fatigue syndrome/myalgic encephalomyelitis: a systematic review. J Hum Nutr Diet. 2017 Jun;30(3):247-259. doi: 10.1111/jhn.12435. Epub 2017 Jan 22. PMID: 28111818; PMCID: PMC5434800.
Leggi il disclaimer